Bruce Dickinson – The Mandrake Project


bruce-dickinson-the-mandrake-project-2024-700x700Quando si muove Bruce Dickinson di solito, lo fa per un motivo, avendo in mente qualcosa di importante e grandioso. L’artista crea per se stesso e deve farlo, se poi la sua opera incontra il gusto di chi la subisce, allora tanto meglio. Questa parafrasi di una sua dichiarazione, comune a molti artisti, viene ottima per introdurre “The Mandrake Project”. Un progetto ampio ed importante che coinvolge la realizzazione di un racconto organico, dipanato tra fumetti, videoclip e naturalmente la musica. E che musica, dico io. Sgombriamo il campo dagli equivoci, ho sempre avuto l’ammirazione per Dickinson ed ho atteso questo disco con una certa smania. L’ho ascoltato molte volte, lasciandolo decantare per capire quanto sedimentasse, un discrimine critico a volte annacquato dall’abitudine degli ascolti. C’è tanto dentro, per essere uno che è sulle scene dalla fine degli anni 70, di sicuro molto di più di quanto ci sia negli ultimi papponi di casa Maiden. A partire dalla costruzione di tutto il progetto, i testi e le grafiche, tutto è connesso ed ha una sua importanza che non è ancora del tutto comprensibile. E meno male, in tempi in cui si viene guidati passo passo in tutto. Il non capire, farsi domande, ragionare sull’opera è un valore assoluto che stiamo dimenticando. E’ difficile separare gli intenti di questo album dal contenuto vero e proprio, la voglia di esprimersi e raccontare qualcosa di molto personale e in maniera elusiva, a cui bisogna prestare orecchio per comprenderla. Si capisce quanto abbia voluto divertirsi, liberarsi non solo dalla morsa di Harris, ma anche da quella dei suoi fan che avrebbero voluto una copia carbone di “Accident of Birth” o “Chemical Wedding” (quella c’è, si chiama Tyranny of Souls, battutone disumano nda). I momenti migliori sono esattamente quelle in cui si concede la libertà assoluta, sia questa il giocare con sonorità orientali, a tratti disco, l’osare riff durissimi e un cantato aggressivo: senza farla lunga, tutte robe che nei Maiden dell’Harris ormai cariatideo non sarebbero mai neanche uscite oltre i denti del buon Bruce. A tal proposito curiosa ed indicativa la versione personale e asciutta di “Eternity has failed”, già nota come “If Eternity should fail” su “The Book of souls”, riarrangiata e col titolo diverso, lievemente pessimista. Troppo bella per lasciarla in un disco loffio? Oppure riappropriarsi di un pezzo per realizzarlo come concepito originariamente, chissà.

Il disco è ottimo, sia per il coraggio e gli intenti nelle differenti forme espressive, un insieme di dieci pezzi di valore, sorretti da un Dickinson ancora in gran forma. Non so cosa si possa volere di più francamente.

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Voto:

3stellee mezzo!

L’assaggio del disco: “Afterglow of Ragnarok”

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Una foto che inficia il valore critico della recensione?

Dieci Ballads per agevolare la serata


Premesso che tu le ballad le ODI, le ascolti malvolentieri e spesso passi proprio oltre, hai proprio voglia di aiutare il Metallaro che vorrebbe darci di spatola (ah che romanticismo!) nella plasticosa festa degli Innamorati, magari evitando di ricorrere sempre alla solita roba. Se vi rimane indigesto qualsiasi accenno a canzoni caramellose di gente che avete sempre odiato o non ce la fate proprio a mandare giù il classico “sax scopereccio” non abbiate paura, di seguito troverete ottime canzoni per incanalare nel modo giusto la serata.

Perciò mettete su qualcosa di viulento per tirarvi su e via con le dieci ballads (o simili) ricordandovi che:

-quella famosa roba stracciapalle che citano quando ti dicono:”Ah anche io ascolto i Metallica, mi piacciono due canzoni…” non c’è e non ce la vuoi
-i ballatoni ultra sputtanati nemmeno

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10.”The Ballad”- Testament

Con il titolo che ha va bene per forza, anche se questa non è tra le migliori per creare atmosfera…va detto.

9.”Beth”- Kiss

Struggente, sfondamaroni, perfetta soprattutto se viene estrinsecato il testo di uno che ha il suo da fare ma vorrebbe tornare a casa dalla propria amata, un concetto che a molte donne piace di sicuro.

8.”Wasting Love”-Iron Maiden

Perchè se ve la giocate sul complesso dell’Infermiera, co’sta lagna fate un sicuro centro. Ricordatevi di spiegare il testo dell’amante che soffre, ma non immedesimatevi  troppo altrimenti potreste ottenere una spalla su cui piangere piuttosto che una zona erogena.

7-“Tears of the Dragon”-Bruce Dickinson

Ottima ballad, soprattutto nella versione acustica regala gioie dall’effetto assicurato. Inventate e affidatevi all’estro nel caso vi chiedessero di cosa parla.

6.” Closer”-Lacuna Coil

Perchè pur non essendo una ballad vera e propria funziona nel creare un atmosfera rilassata e a sciogliere il clima teso da caccia grossa che potrebbe aleggiare.

5.”Love me Forever”- nella versione Doro+Motörhead

Esplicita già dal titolo, va giù bene e si lascia ascoltare grazie all’ugola sgraziata di Lemmy che ci aiuta a rimanere lucidi e concentrati sull’obiettivo.

4.”Dreaming Neon Black”- Nevermore

Non sarà una ballad strappamutande tipo la robaccia che suonavano certi gruppi negli ’80, ma è un gran pezzo che vi permette di respirare un po’ e inoltre torna buono per incentrare la discussione sull’argomento del dolore per la  perdita della donna amata, che se giocata bene è una mano che porta risultati.

3.”Before the Dawn” -Judas Priest

Canzone perfetta di breve durata ma intensa. Halford ce la mette tutta per farvi venire i brividi,  ma ricordate di avere poco tempo per scardinare ogni resistenza.

2.”The Night of Dreams”- Labyrinth

Una perla per gli amanti delle promesse mirabolanti o comunque sicuri di sè. Cautela perchè dopo la “campagna elettorale” dalle promesse bisogna passare ai fatti…

1.”The Idol”- W.A.S.P.

Perchè è intensa, Blackie ci mette dentro l’anima e la storia di Jonathan piace alle donne. E poi la domanda clou ve la fai lui:”Where’s the Love to shelter me?”

E non basta, se non avete idee sul bigliettino per quei cioccolatini o quel bouquet, ecco la soluzione:

Romanticissima!

Romanticissima!