Titolo scorsesiano, musica potente e brani infallibili. In poche righe è sintetizzabile il nuovo album della leggenda ancora troppo misconosciuta dei Riot. In giro dal 1975, tra dischi meravigliosi e altri mai sotto la sufficienza, eppure sempre colpevolmente ignorati da troppi. Certo, non si sono resi la vita facile tra scelte di marketing francamente incomprensibili, come la mascotte che potete ammirare qui a lato e in qualche ampliamento della Gallery, associata ad un’immagine sempre molto “rustica”, seppure verace. Fa specie dover spiegare chi siano i Riot, un gruppo che potrebbe essere usato per spiegare sui manuali la definizione “band di culto”: pescando da ogni decennio della loro storia un disco a caso, si può tirare fuori sempre un piccolo classico, che sia “Narita” o “Thundersteel” o in tempi recenti “Immortal Souls”. I Riot di oggi non sono più gli stessi e la scomparsa del fondatore Mark Reale aveva oscurato ogni possibilità di nuovi ritorni. Ma mai dire mai, la passione non è facile da spegnere, soprattutto per una band che con le difficoltà ci palleggia da una vita. Aggiunta una V ad indicare la quinta incarnazione della band e per ribadire che i Riot non sono tali davvero senza Reale, sono tornati con un disco divertentissimo e ricco di cenni storici di una band che ha attraversato l’epopea del Metal dagli inizi. Metallo classico, di cuore. Melodie americane mai troppo dolciastre, martellamenti e ritmi potenti e una voce cristallina da adorare. Un disco che dovreste almeno ascoltare una volta, se non altro per scoprire una band dal valore clamoroso.
Voto:
L’assaggio del disco: la title track