Riot V – Mean Streets


imagesTitolo scorsesiano, musica potente e brani infallibili. In poche righe è sintetizzabile il nuovo album della leggenda ancora troppo misconosciuta dei Riot. In giro dal 1975, tra dischi meravigliosi e altri mai sotto la sufficienza, eppure sempre colpevolmente ignorati da troppi. Certo, non si sono resi la vita facile tra scelte di marketing francamente incomprensibili, come la mascotte che potete ammirare qui a lato  e in qualche ampliamento della Gallery, associata ad un’immagine sempre molto “rustica”, seppure verace. Fa specie dover spiegare chi siano i Riot, un gruppo che potrebbe essere usato per spiegare sui manuali la definizione “band di culto”: pescando da ogni decennio della loro storia un disco a caso, si può tirare fuori sempre un piccolo classico, che sia “Narita” o “Thundersteel” o in tempi recenti “Immortal Souls”. I Riot di oggi non sono più gli stessi e la scomparsa del fondatore Mark Reale aveva oscurato ogni possibilità di nuovi ritorni. Ma mai dire mai, la passione non è facile da spegnere, soprattutto per una band che con le difficoltà ci palleggia da una vita. Aggiunta una V ad indicare la quinta incarnazione della band e per ribadire che i Riot non sono tali davvero senza Reale, sono tornati con un disco divertentissimo e ricco di cenni storici di una band che ha attraversato l’epopea del Metal dagli inizi. Metallo classico, di cuore. Melodie americane mai troppo dolciastre, martellamenti e ritmi potenti e una voce cristallina da adorare. Un disco che dovreste almeno ascoltare una volta, se non altro per scoprire una band dal valore clamoroso.

Voto:

3stelle

L’assaggio del disco: la title track

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Il disco della settimana su Twitch: Pantera – Vulgar Display of Power


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Ogni settimana sul mio canale Twitch inserisco alle mie spalle un disco dalla mia collezione, ho deciso di scriverci due righe con una rubrica apposita. Se passate di là, salutatemisenza impegno. Certo, se non seguite il canale mi fate un po’ male ma vi adoro lo stesso. Per le puntate precedenti clicca QUI.

PanteraVulgarDisplayofPowerIl primo impatto con i Pantera fu con la cover “The Badge” dei Poison Idea, inserita nella leggendaria colonna sonora del film culto “Il Corvo” del 1994. Leggevo spesso nelle riviste di gruppi “panterizzati”, non capendo fino a quel momento cosa potesse voler dire, eppure guardando i dischi della band texana sugli scaffali non avevo ancora deciso di provare. Erano tempi in cui i soldi non erano proprio abbondanti nelle mie tasche, neanche adesso a dire il vero, quindi vagliavo ogni acquisto con molta attenzione. Quella cover mi convinse che forse era l’ora di farlo, avventurarmi in un mondo nuovo. Erano i miei primi anni di Metallaritudine ed era eccitante e spaventoso allo stesso tempo combattere le misere certezze ed uscire dalle proprie convinzioni.  Ci volle qualche anno ancora. “The Great Southern trendkill” del 1996 fu il viatico nel mondo Pantera, “Vulgar…” fu il secondo disco ad entrare nella mia collezione e ancora oggi il preferito della loro opera. Sound potente, ignorante e diretto, colmo di pezzi di valore e dalle dinamiche stimolanti. Tra una abrasiva e ritmata “Mouth for war” ad una badilata come “Fucking Hostile”, si vive di emozioni veraci, incredibili per me che avevo già goduto della cangiante ignoranza venata di Black Sabbath in “The Great…” Oggi forse è meno comprensibile percepire la portata di un disco del genere, allora fu la demarcazione di una nuova epoca di dischi prodotti in un modo diverso, più grasso, potente e “scientifico”, un muro di suono che nei texani troverà l’apice dell’esagerazione in “Far Beyond Driven”. 

Una palata di tamarraggine ben sublimata dalla copertina, con un Darrell incommensurabile e da scoprire, ascolto dopo ascolto. 

Ne ho parlato nel talk show “Principi di Metallurgia”, insieme ad Amon di @Radiactiontv, dove abbiamo attraversato ed analizzato la storia del gruppo attraverso la tier list  della loro discografia. Qui sotto potete recuperare la puntata su Youtube.

Il disco della settimana su Twitch: Crystal Viper – The Curse of Crystal Viper


banner-disco-settimana-copiaOgni settimana sul mio canale Twitch inserisco alle mie spalle un disco dalla mia collezione, ho deciso di scriverci due righe con una rubrica apposita. Se passate di là, salutatemisenza impegno. Certo, se non seguite il canale mi fate un po’ male ma vi adoro lo stesso. Per le puntate precedenti clicca QUI.

91BLCRr9PqL._UF1000,1000_QL80_Polonia, un paese ricco di Metallo pesante, si picchia fortissimo da quelle parti: dai Behemoth ai Vader, senza dimenticare i clamorosi Decapitated o i particolari Obscure Sphynx, tanto per fare qualche nome.  Eppure nell’ormai lontano 2007, lontana dalla scena estrema si affaccia una band agguerritissima: i Crystal Viper, curioso nome per una band per cui l’aggettivo “tradizionale” non rende minimamente l’idea di quanto lo siano. Nati dagli sforzi congiunti di Bart Gabriel e Marta Gabriel, minuta cantante/chitarrista/pianista dalla sconcertante caparbietà dotata di una voce potente e personale, i Crystal Viper mettono subito bene in chiaro le loro intenzioni. Dietro quella copertina “Frazettiana” ci vengono proposti brani ancorati al sound americano, tra Manilla Road e il Power meno leccato. I polacchi sfornano un disco d’esordio che si distingue per capacità compositive, divertimento e convinzione a palate e di nuovo, la performance strepitosa di Marta. Il pregio del gruppo è quello di blandire l’orecchio con soluzioni comode e conosciute eppure efficaci, la soluzione perfetta per un gruppo all’esordio. Nel corso degli anni proveranno a cambiare qualcosina qui e là, sempre ben ancorati ad un sound classicissimo che più classicissimo non si può.
Il pregio dei Crystal Viper resta la personalità di Marta, la riconoscibilità debitrice della sua voce e il tiro dei pezzi, il vero motore del gruppo. E finora un album veramente brutto forse non l’hanno ancora fatto. Scopriteli o o ritrovateli partendo da questo ruvido esordio ricco di Metallo di ottima qualità.

Il disco della settimana su Twitch: Metallica – Ride the Lightning


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Ogni settimana sul mio canale Twitch inserisco alle mie spalle un disco dalla mia collezione, ho deciso di scriverci due righe con una rubrica apposita. Se passate di là, salutatemisenza impegno. Certo, se non seguite il canale mi fate un po’ male ma vi adoro lo stesso. Per le puntate precedenti clicca QUI.

metallica-ride-the-lightningIl primo impatto con i Metallica fu con il “Black Album”, allora era uscito da appena tre anni. Come accaduto a molti, la mia porta d’ingresso ad un mondo enorme oltre i Maiden fu quel disco che oggi fatico a riascoltare. Poi ci fu un secondo impatto, ancora più diretto ed inaspettato del primo, opera del disco di cui vedete la copertina e dà il titolo al post. Comprai la cassetta fiducioso, credendo scioccamente di aver già capito tutto dei ‘Tallica. A quattordici anni si è spesso presuntuosi, dalla mia avevo (ed ho fortunatamente) una gran curiosità e voglia di ascoltare Metallo in quantità copiose. Quel logo azzurrino, uno dei miei preferiti in assoluto, era così aggressivo, potente. Mi ipnotizzò al punto che guardai quella copertina durante tutto il viaggio di ritorno. Chi di voi ricorda le audiocassette, saprà bene quanto fossero microscopiche e spesso non rendevano giustizia agli artwork, magagna che i CD in fondo hanno appena migliorato. Immagino chi si trovò di fronte al vinile di questo album. E ancora siamo alla confezione, infilarlo nello stereo ed ascoltarlo mi portò via ogni certezza, sgretolò ogni concezione e idea precostituita di “durezza” nel Metallo. Lo ascoltai avidamente e in poco tempo recuperai “Master…” e “And Justice…”. Confessai già su queste pagine, che a suo tempo, per un periodo breve ma innegabile, reputai Lars Ulrich il miglior batterista del mondo. E meno male che non c’era Internet, i social e le gogne eterne da dimenticare il giorno dopo. Abbagli giovanili a parte, “Ride…” resta un disco assoluto, di cui conservo un ricordo speciale, secondo solo al capolavoro riconosciuto di sempre “Master of Puppets”. Non credo ci sia qualcuno non abbia mai ascoltato un pezzo dei Metallica al giorno d’oggi, ma nel caso questo è un ottimo viatico per comprendere il successo trasversale che seppero raggiungere, godendosi un Metallo di altissima qualità.

Per vostra considerazione, la tier list sull’intera discografia dei Metallica discussa dal sottoscritto insieme ad Amon di @RadiactionTV.