Quando si dice che le donne siano uguali (o peggio inferiori) agli uomini nel creare e suonare Metallo si dice il falso, alla faccia delle minchiate propalate da quelli che vogliono appiattire le ovvie differenze fra uomo e donna. Le donne affrontano la materia con una peculiarità stimolante ed avvincente, anche quando si rifanno a percorsi battuti e ben conosciuti, come nel caso delle Burning Witches, agguerritissima band al femminile oggi al suo quinto album. Spesso lo fanno anche meglio, sebbene è meglio precisare che questa introduzione non vuole essere un inno al femminismo o alla sua avversa corrente. Le donne pensano diversamente dagli uomini, hanno percorsi e insicurezze che noi non sappiamo spesso comprendere, certezze granitiche e lungimiranza che non avremo mai, neanche impegnandoci. E quando buttano giù la penna per scrivere Metal si nota, eccome se si nota. Ho sempre percepito questo aspetto ed adorato il Metallo al femminile per come contribuisce ad elevare e ad ampliare le vedute di un genere sempre a rischio chiusura e riciclo. “The Dark Tower” è un disco che poggia su basi solide, Metallone che più classico non si potrebbe, eppure ammalia e travolge dalla prima all’ultima canzone. Non è facile al giorno d’oggi farsi notare o scrivere qualcosa che rimanga davvero, eppure queste ragazze hanno la capacità di scrivere pezzi strepitosi, tanto da azzeccare persino la ballad, annoso trabocchetto in cui è facilissimo cadere. La sola “Unleash the Beast” è un piccolo gioiello che vale l’acquisto di questo album, però come d’abitudine da queste parti, nominarne uno fa torto a tutti gli altri brani. E qui veramente va di lusso, anche nel pezzo “World on Fire” semi plagio di “Judas is Rising” dei Judas Priest, c’è un valore ed una capacità notevole nel irretire l’ascoltatore per poi sbranarlo senza remore. Va sottolineata la prova sublime di Laura Guldemond alla voce, dotata di ottime capacità e un’aggressività rimarchevole. Non è solo la classica sirena dai toni altissimi priva di mordente, tutt’altro. Menzione d’onore anche per Lala Frischknecht alla batteria e Romana Kalkhul, autentica valchiria armata di chitarra. A completare il quadro, il basso che cesella il tutto di Jeanine Grob e la seconda chitarra di Larissa Ernst. Una band che sembra inarrestabile, un crescendo qualitativo che continua disco dopo disco, non ignoratele, vi fareste solo del male.
Voto:

L’assaggio del disco: “Unleash the Beast”

Mostruose, musicalmente parlando. Ma che ve danno da magna’ in Svizzera? (p.s. la cantante Laura Guldemond è Olandese…)