Vektor- Terminal Redux


vektor-terminal-reduxRicordate le recensioni di Signorelli sui dischi dei Voivod degli anni 90? “AAAAAAAAAAARGHHHHH!!!” “GAGGAGAGA!!” “BAU! BAU!” “YAAAA!”, inframezzati da qualche frase di senso compiuto e grandi risate, perchè tanto cosa volevi scrivere riguardo ai Voivod che non si sapesse già? Geni assoluti e ineguagliabili. Almeno fino ad oggi. I Vektor hanno messo la freccia e sorpassato i Maestri.

E non esagero, il gruppo in soli tre dischi ha compiuto una progressione incredibile. Scambiati agli esordi come meri imitatori del gruppo canadese, i Vektor hanno presto dimostrato di possedere la personalità e la capacità di andare oltre il discorso sviluppato dai padri putativi, riuscendo con questo disco assurdo a trascinare nel nuovo millennio il Metallo.  Tre dischi in sette anni, perchè le cose vanno fatte maturare con la giusta calma. Il precedente “Outer Isolation”, che aveva fatto brillare il gruppo di luce propria per la prima volta, è uscito cinque anni fa. Roba da uccidere qualsiasi gruppo oggi giorno. Cinque anni di pausa se li possono permettere in pochi, e quasi tutti sono dei ricchi vecchioni che devono usare mesi e mesi per trovare uno straccio di riff passabile. I Vektor si sono presi del tempo, hanno suonato in giro per il mondo, hanno affinato ed equilibrato la loro musica, che mi rifiuterò di etichettare per non usare lunghe e ridicole sequele di termini, sono tornati piazzando un capolavoro di dimensioni colossali. Ripeto, non esagero. Basta farsi colpire dalla loro ferocia, dall’intelligenza, dalla smania di suonare tecnici senza perdere un grammo di impatto, dalla costruzione magistrale di pezzi lunghissimi e strapieni di roba che una qualsiasi band revival ci farebbe dodici signori album, senza però catturare la magia e l’incredibile efficacia di questo disco. Il pezzo di apertura dura nove minuti e Signori, sono nove minuti di meraviglia. Un assalto frontale che vi mangia la faccia come un “face-Pentacle_top albumhugger” a digiuno da una settimana, fino ad evolversi, contorcersi fino al magnifico finale che farebbe l’invidia di Devin Townsend, caratterizzato da controcori femminili molto suadenti, poggiati su una base turbinante ed impietosa come uno schiacciassassi sfrenato in discesa. E non avete idea di che roba sia, da rimanerci secchi. Manco il tempo di ripigliare fiato che irrompe un altro pezzo da otto minuti, dove un leggero ed allo stesso tempo inquietante arpeggio ci introduce una canzone apparentemente meno frenetica ma ricco di sorprese. E potrei usare mille metafore ed altrettanti aggettivi roboanti per i pezzi successivi, ma non riuscirei mai e poi mai a farvi capire quanto sia incredibile “Terminal Redux”. Una canzone come “Collapse” non so proprio da dove l’abbiano tirata fuori, malinconica, psichedelica, incazzata come una iena.

Questo disco sgranocchia, culla, schiaffeggia. Mai nello stesso ordine per altro. Dietro una stupenda copertina, che i padri tutelari Voivod non hanno mai avuto, si cela un lavoro che afferma in maniera dirompente la personalità del gruppo, portandolo nell’Olimpo dei grandi che non imitano ma innovano, quella schiatta sempre più esigua di musicisti che vanno avanti da soli per la loro strada, irraggiungibili da tutti gli altri. Immergersi nella loro baraonda di suoni, assurdamente precisa e pulita, sarà un’esperienza incredibile che nessuna recensione potrà mai restituirvi. Dovete solo affrontarlo, ascoltarlo con attenzione, nonostante la complessità è un insieme di canzoni che si lascia ascoltare più e più volte senza problemi, aggiungendo ad ogni ascolto qualcosa di nuovo. Se vi lasciate scappare questo disco, vi perdete qualcosa di unico e forse irripetibile.

Capolavoro.

Tracklist:

1. Charging The Void
2. Cygnus Terminal
3. LCD (Liquid Crystal Disease)
4. Mountains Above The Sun
5. Ultimate Artificer
6. Pteropticon
7. Psychotropia
8. Pillars Of Sand
9. Collapse
10. Recharging The Void

Voto:

5stelle

L’assaggio del disco:la traccia di apertura “Charging the Void”, l’inizio del maelstrom.

fff

New American Legends

3 commenti su “Vektor- Terminal Redux

  1. secondo me non l’hai elogiato abbastanza. Io usero in un altro contesto parole molto più esagerate.

    le uniche considerazioni che mi vengono in mente sono:
    -per quanto mi riguarda potrebbero tranquillamente essere headliner ad un qualsiasi festival più o meno estremo, suonando dopo gruppi storici come megadeth o Slayer
    -un debut al livello di “black future” per quanto derivativo (e io non ci vedo tutta sta derivatività sinceramente) non l’hai mai fatto uscire nessuno, almeno negli ultimi 25 anni
    -terminal redux è per me il disco dell’anno, ma anche del decennio. e forse qualcosa (parecchia) di più

    • E io che pensavo di aver esagerato con le lodi! 😀

      (Comunque ho messo il massimo dei voti, una cosa che accade di rado)

  2. Pingback: Quel Rude Venerdì Metallico /199:Vektor, altre due considerazioni | Rude Awake Metal

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