Quel Rude Venerdì Metallico /52:Il segreto di una buona copertina


Un Rude Venerdì che nasce dall’aver appreso che i Manowar pubblicheranno domani in formato digitale l’attesissimo “The Lord of Steel”, in una scintillante edizione limitata a nome “Hammer Edition”. Agevoli la copertina:

Mettiamo da parte la curiosità estrema sulla musica contenuta nel disco, ma quella copertina già mette di cattivo umore. Il martellone di “Sign of the Hammer” piazzato su una specie di foglio bruciato che dovrebbe essere nera roccia  vulcanica, accompagnato da font tamarrissimo e tanta tristezza di fondo. Insomma anche per un gruppo che ha dato un nuovo significato al termine “pacchiano”, questa copertina è banale e senza mordente, più brutta di Plinio Fernando perchè senza la personalità  e l’unicità di quest’ultimo.  Lui verrà ricordato perchè la sua bruttezza ha avuto un significato, questa copertina no perchè non è solo brutta, ma non comunica un cazzo.

Ma perchè i Manowar, una band che ha sempre curato i dettagli e che può indubbiamente permettersi di spendere qualche dollaro per un illustratore ed un grafico sopra la media, sceglie di tagliarsi le gambe in ‘sto modo?

Ricordati che stai parlando di gente che indossa delle panciere truccate da giubbotto antiproiettile.

E’ vero, non te ne importa molto a dire il vero, ma quello che ti incuriosisce è come mai tanti altri gruppi permettano simili stupri oftalmici ai danni dei fan? Qual’è il vero motivo che non consente di distinguere un buon lavoro grafico da una vera merda fumante?

Dopo sessanta e passa ampliamenti della Gallery uno se lo chiede. Possibile che sia sempre e solo una questione economica? Per dire se tu fossi un produttore che deve cacciare il grano per stampare un disco e distribuirlo a suo nome, vorresti che la copertina fosse già un distinguo di qualità e bellezza. Qualcosa che comunichi a chi deve comprare il disco:”guarda che figata quest’artwork, rappresenta bene quello che troverai in questo magnifico disco, quello che ti vogliamo dire”. Insomma non permetteresti mai ad un gruppo di uscire con disegni di uomini-latta, gente con l’artrosi, castelli di liquirizia e tutta quella roba che ogni mercoledì venite così numerosi a prendere per il culo.

Una buona copertina dovrebbe prima di tutto essere realizzata a regola d’arte, quale che sia la tecnica scelta, un’illustrazione non dovrebbe essere disegnata da bambini delle elementari (a meno di particolari scelte sociologiche o di concept), una foto non dovrebbe essere scattata o fotoscioppata da uno che sa appena quale tasto pigiare per lo scatto. In un mondo in cui ormai tutti credono di saper fare tutto è ancora più importante saper dare la giusta importanza alla tecnica ed alla conoscenza della stessa.

Solo con la tecnica però non si va da nessuna parte, per ottenere un lavoro con i coglioni occorre anche realizzare un artwork che contenga la scintilla, quella perfetta fusione tra bellezza e la capacità di infondere al primo sguardo l’emozione e il messaggio che aiutino il disco ad emergere nel marasma di uscite,  un modo per farsi un’idea di cosa il gruppo ci vuole comunicare: dai concetti profondi alla voglia di fare casino e basta, non importa,  l’importante  è scatenare l’emozione.

Il problema a volte non è nemmeno di chi realizza le copertine, ma di chi le commissiona ed approva con leggerezza, affidandosi ai luoghi comuni e dissipando il valore complessivo che un disco possiede.

Ecco perchè al posto dei Manowar, un martello che sembra bigiotteria tu non ce l’avresti mai messo su quella copertina, ma a dire il vero non avresti neanche intitolato il disco così. E allora capisci…

Ci vuole qualcosa da dire prima di tutto e poi viene il resto. Se non hai nulla da dire tanto vale mettere la prima cosa che ti passa fra le mani.

Nella scelta degli artwork e nella musica è la stessa cosa.

A domani per l’undicesima recensione del Sabato…

14 commenti su “Quel Rude Venerdì Metallico /52:Il segreto di una buona copertina

  1. Bhè, ma le realizzano così se no poi noi il mercoledì che facciamo? 😀 Comunque è vero, dopo 10 anni, ogni volta che prendo Dance of Death per ascoltarlo, io sono ancora qui a chiedermi come ca**o sia possibile che una band come gli Iron Maiden abbia potuto approvare una cagata come quella copertina (dopo più di 20 anni di carriera, quindi un po’ di soldi li avrai anche fatti, no? potrai permetterti un grafico decente?); per non parlare poi dei video in CG che si erano messi a fare in quel periodo… che poi per carità, magari per i gruppi che conosco e apprezzo sono anche disposto a chiudere un occhio su un artwork non particolarmente “felice” ma io mi chiedo chi si avvicina per la prima volte ad un disco, se vede una cosa simile lo rigetta nel mucchio, perdendosi tanta buona musica (parlo in generale… io stesso ho scoperto gli Znowhite grazie alla copertina con la nonnina :D). Vabhè, ne approfitto per chiederti: lo speciale “Le 10 copertine più belle” prevede mica qualche futuro ampliamento? Non sarebbe male… nel frattempo vado a cercare qualche altra perla per la Gallery 🙂

    • Innanzi tutto grazie per il contributo, hai arricchito la mia ricerca del brutto. TU e Fandorin siete i migliori procacciatori di mer..avigliose opere. Per quel che riguarda le copertine più belle arriverà una bella selezione, stavolta incentrata sugli artwork più recenti o comunque realizzati dopo l’avvento di fotoscioppe.

  2. per me una scelta minimalista è voluta: il messaggio che lancia il gruppo è una cosa del tipo “siamo noi, ormai ci conoscono anche fuori dal ssitema solare, non abbiamo bisogno di stupirvi con una copertina a effetto, basta scrivere il nostro nome su uno sfondo e sarà tutto quello che dovrai sapere”.
    è un interpretazione almeno!

    • Un’interpretazione legittima che tuttavia non condivido. E’ vero, è sempre meglio una copertina minimale ma curata che una pretenziosa e priva di vero significato. Il problema di questo orrido assemblaggio dei Manowar non è il minimalismo, dovuto al fatto che ormai basta leggere il loro nome per sapere cosa c’è dentro al disco. La vera lacuna, oltre ad un’oggettiva pochezza dell’insieme, è l’assenza totale di emozione. Il fatto che siano noti aggrava secondo me la sciatteria e la sufficienza di una copertina che purtroppo, rappresenta solo un’assenza totale di contenuti. E ascoltando il disco…

  3. Ma forse quella sopra è solo la copertina del box cartonato e la copertina vera si trova sul disco o alla fine del libretto, come hanno fatto i Cannibal corpse con Gallery of suicide.

    • Questa è la copertina dell’edizione digitale, la “Hammer Edition”. Magari se ne escono con qualcos’altro per il formato fisico…

  4. Pingback: Manowar- The Lord of Steel « Rude Awake Metal

  5. Grazie Grazie. troppo buono lei… Per la prossima Gallery, propongo un tema nel tema. Copertine di lavori solisti di grandi del metal….et voilà:

    1) Sammy Hagar – VOA

    2) Herman Rarebell – Herman Ze German (il batterista degli Scorpions):

    Anche se apprezzo l’autoironia del titolo è orribile…

    3) Two – Voyeurs:

    Beh…se non conosci questto lavoro, ti lascio il gusto di sapere a chi appartiene….

    Per la serie “Lupi sgangheroni e bistrattati” ci sarebbe pure
    4)DIO – Lock up the Wolves

    Ciao Herdora’…fanne buon uso… 🙂

    • Grandissimo, grazie! “voyeurs” l’ho citato da qualche parte, forse in un “rude Venerdì” e rabbrividisco ancora oggi a pensarci che avrei potuto comprarlo.
      Quella di Dio c’è già nello specialone a lui dedicato 😉

      \m/

  6. Mah, infatti conoscendo il tuo amore per “Dio” e la tua crociata contro il maltrattamento dei lupi sulle copertine metal, avevo dei seri dubbi nel segnalartela…. :-).

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