I Sentenced non esistono più dal lontano 2005 quando si sciolsero di comune accordo. Era arrivato il momento di dire basta e fermarsi all’apice della carriera prima di cominciare a riciclarsi e produrre album mediocri.
Il gruppo era arrivato ad una riconoscibilità e ad uno stile unico che di album in album era stato perfezionato, dall’evoluzione di quel Death Metal classico di scuola Nordica ad un sound ancora aggressivo ma assai più melodico che partì da “Amok”, l’ultimo disco con Taneli Jarva, il loro primo cantante. Sostituito Jarva con lo spilungone dalla voce roca Ville Lahiala, i Sentenced presero con ancora più convinzione quella strada fatta di canzoni ficcanti e roccherrolle, permeate da un malinconico humor nero. Vennero fuori perle come “Down”, “Crimson” e tra i tuoi preferiti “The Cold White Light”, dove l’umorismo macabro raggiungeva altezze notevoli con pezzi dai titoli fantastici tipo “Excuse me while I kill myself” o “Luxury of a grave”. Il loro apparente cinismo gli permetteva di approcciare ad un argomento delicatissimo come la morte ed il suicidio con un disincanto e una freddezza quasi innaturale. Quella freddezza che ostentavano faceva parte del loro essere, non fingevano di fottersene lo facevano davvero.
Per loro non ci sarà mai una reunion, un po’ perchè fu una volontà chiara e netta di farla finita con quell’esperienza fortunatissima, e forse ancora di più per l’improvvisa scomparsa nel 2009 di Mika Tenkula, il chitarrista dal nome imbarazzante ma rassicurante. I Sentenced restano una band che ha detto tutto ed ha avuto il coraggio e la forza di fermarsi quando tutto andava benissimo, anzi pure meglio. Era ancora un’altra industria musicale, ancora non era completamente tutto compromesso dal download “libero” quindi fa ancora più sensazione pensare a quella decisione così coraggiosa. Oggi in fondo molti continuano a produrre album mediocri ben sapendo che servono giusto come una scusa per andare in tour, oppure ri-registrando orrendamente vecchi classici senza vergognarsene manco un po’.
I Sentenced avevano detto tutto e si sciolsero consapevoli di ciò, con intelligenza e coraggio.
Prima che si sciogliessero hai avuto occasione di vederli dal vivo, al Gods of Metal del 2000, di cui ricordi soprattutto Lahiala visibilmente ubriaco ma ancora in grado di tenere il palco e cantare senza stonare troppo. Ed è un ricordo che conservi gelosamente insieme al boxset definitivo sulla band pubblicato “postumo”.
Se non li aveste mai ascoltati correte a ripescarli, se invece li conoscete non avete bisogno di esortazioni.
p.s. Oggi gli ex-Sentenced, povero Mika a parte, si dedicano ad altri progetti musicali. Ville Lahiala suona la chitarra e canta nei Poisonblack, band fortemente ispirata al suo passato sebbene con un anima più hard, messi insieme nel 2003 per divertimento. Vesa Ranta suona la batteria nei The Man Eating Tree, di cui non conosci una singola nota ma pare facciano un Gothic morbidoso. Sami Lopakka (altro cognome meraviglioso) suona insieme a Sami Kukkohovi nei KYPCK, gruppo Doom che scrive testi in cirillico sulla Russia Sovietica(il nome stesso del gruppo è il nome della città “Kursk” scritto in cirillico”).
p.p.s. post dedicato alla sister, sperando che continui la riscoperta del bello in musica.