Exodus- Blood In Blood Out


408800La storia recente degli Exodus è stata caratterizzata da album lunghissimi, durissimi e non proprio riuscitissimi. Il problema sembrava imputabile alla voce non all’altezza di Rob Dukes, ma quando nel corso degli anni in formazione con il gruppo ha migliorato e di parecchio le sue performance, rimaneva quel senso di incompletezza tipico degli album carini ma poco più. I problemi non era il solo Dukes, in realtà l’afflizione maggiore per gli album del dopo Zetro era l’eccessiva lunghezza dei pezzi, la durezza di un suono piatto come i pattern che Tom Hunting buttava giù in quelle interminabili maratone. E ora che a Dukes è stata inoculata la “cura Ripper” è tutto risolto? Ah non sapete cosa sia la “cura Ripper”? Ma ve la spiego io in due righe: dunque, dicesi “cura Ripper” la sostituzione di un cantante con quello che aveva sostituito, si licenzia su due piedi chi aveva portato avanti la baracca tra insulti, applausi e scetticismo costante per riportare a casa l’affidabile e sicura voce di un tempo.

Dukes ha fatto posto a Zetro, uscito qualche anno fa tra le schioppettate esplose tra lui e gli Exodus e ora di nuovo dietro quel microfono al suono di “Scurdammoc’ o passat’, simme da Bay Area Paisàààà!”, una pratica che ormai non fa più notizia, soprattutto se chi rientra è mille volte meglio del suo sostituto.

Tornando al quesito posto qui sopra, è tornato tutto al suo posto con il rientro di Zetro? Ad ascoltare l’album sembra che il gruppo abbia capito cosa ci voleva davvero per fare un disco come si deve: ritornare a pestare Thrash tradizionale, cercando più varietà nel songwriting. Non so se sia l’effetto nostalgia della voce, ma le canzoni hanno molto, ma molto, più mordente dei serpentoni pesantissimi propinati sui due dischi precedenPentacle_top albumti, eppure viaggiano quasi tutte tra i cinque-sei minuti di durata. Sono tirate, tradizionali e suonano Exodus al 100%, con Holt che si scorda di essere ormai membro permanente degli Slayer per fare quello che fa da una vita: bei riffoni Thrash con assoli fischianti. Zetro ringhia come sempre, ma a differenza dei barbosi dischi manieristi degli Hatriot, qui ha una band che lo aiuta a costruire pezzi dinamici e cazzuti, dove può sfogarsi a dovere. Persino Hunting suona finalmente pattern leggermente diversi tra loro, non sarà diventato Lombardo, ma se non altro non sembra una drum machine.

La soluzione per gli Exodus era dunque semplice, tornare al passato e concentrarsi solo sullo scrivere bei pezzi senza cercare di trasformarsi in qualcos’altro. Il bello è che ci sono riusciti, nonostante non me l’aspettassi neanche un po’…

Tracklist:

01: Black 13
02: Blood In, Blood Out
03: Collateral Damage
04: Salt The Wound
05: Body Harvest
06: BTK
07: Wrapped In The Arms Of Rage
08: My Last Nerve
09: Numb
10: Honor Killings
11: Food For The Worms

Voto:

3stellee mezzo!

L’assaggio del disco:la title track

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“Siamo contenti di essere tornati inZetro”

Intervista ai Gory Blister!


04. Gory Blister - Promo PicE’ di nuovo il tempo di ospitare un’intervista qui su R.A.M., oggi è il turno dei Gory Blister. Il drummer e membro fondatore della band Joe LaViola si è prodigato nel rispondere alle domande, approfitto per ringraziare lui, la band ed il management per la cortesia e la disponibilità. Si parla del passato della band, del loro ultimo disco (che trovate recensito QUI) e di come sia cambiato il Metallo da quando si sono formati ad oggi.

Ora via, a leggere le esaurienti risposte di Joe!

 

RAM: La solita domanda con la quale si aprono di solito le interviste è “avete voglia di presentare un po’ la band?”. Siccome i Gory Blister sono in giro da molti anni, ho più voglia di chiedervi: ma com’era suonare Death Metal nei primi anni 90 in Italia?
Joe: Anche se il nostro primo demotape è del 1991, sia io che Raff già suonavamo, o cercavamo di farlo, death metal. All’inizio era tutto in divenire ed il metal in generale, ma soprattutto quello più estremo, era davvero qualcosa al limite dell’ascoltabile. Ricordo ancora le recensioni dell’epoca di albums come Leprocy (Death) o Carcass (Symphonies of sickness)… stroncature definitive! Poi sappiamo com’è andata. Ci voleva motivazione ed incoscienza per crederci. Nella più rosea delle ipotesi, considerando una realtà come la Taranto anni 80, suonare metal equivaleva ad essere drogati ed adoratori di Satana. Il solo fatto che siamo ancora in pista e con 5 album e mezzo all’attivo è una vittoria su tutta la linea. Certo non tutto è andato sempre come doveva, come per gli innumerevoli cambi di line-up, o la storia con la Noise Records. Quando firmammo con la storica etichetta tedesca che aveva lanciato Kreator, Celtic Frost, Voivod e tanti altri, pensavamo che forse eravamo saliti sul treno giusto, anche se era l’ultimo, preso in corsa. Purtroppo non è stato così, ma tant’è. Di lì a poco la Sanctuary comprò la Noise e scartò moltissime bands, soprattutto le ultime arrivate. In parte la Germania ci ha restituito qualcosa, quando Rock Hard ci ha scelti fra le migliori unsigned bands nel 2001 e ciò ci diede nuova spinta. Trovammo il modo di pubblicare Art Bleeds, che era già pronto da 2 anni, attraverso la Sekhmet records (Fra) e questo ci ha portato successivamente a firmare con l’ottima Mascot Records (Olanda). Quello che non finiremo mai di pagare sono gli anni di ritardo accumulatisi fra trasferimento di armi e bagagli da Taranto a Milano ed il limbo creatosi con lo scioglimento della Noise rec. Forse, uscendo con qualche anno di anticipo, “Art Bleeds” avrebbe potuto riscuotere molto più successo. Insomma, una volta a Milano e con “Art Bleeds” stampato siamo riusciti ad intravedere una strada da percorrere seriamente. La Mascot Records ci propose un contratto per due album (“Skymorphosis”, 2006 e “Graveyard of Angels.”, 2009), ma dopo un certo entusiasmo iniziale, la cosa si arenò e la label olandese decise di seguire solo progetti blues rock. Successivamente siamo approdati in Bakerteam, nostra prima label italiana, con la quale abbiamo pubblicato “Earth-Sick”, concept arricchito dalla presenza alla voce su due tracks del mitico Karl Sanders dei Nile! Infine, altro giro altro regalo, firmiamo con la Sliptrick, etichetta indipendente americana con uffici in Italia e Svezia. Così, la quinta furia vede la luce, “The Fifth Fury”, secondo noi, l’album della consacrazione al death metal! In questo disco ci abbiamo messo tutta la nostra esperienza, diluendo parzialmente gli spunti tecnici per puntare dritto al cranio dell’ascoltatore. In conclusione però, devo dire la musica estrema ha ormai archiviato l’incoscienza degli inizi e certi dischi non potranno più uscire.
RAM: Con il passare degli anni sempre più gruppi italiani hanno dimostrato le loro capacità anche al di fuori del nostro paese e la scena è cresciuta. Onestamente, nonostante il gran numero di gruppi si può parlare di una vera scena?
Joe: in generale credo che sia un discorso datato in sé, come quello di inquadrare un disco in un genere piuttosto che in un altro. Oggi la scena è “online” ed i confini geografici non esistono. Esistono migliaia di bands che più o meno decentemente propongono la loro musica. La libertà di farlo è ormai assoluta, ma ci siamo persi per strada l’identità musicale. Le bands italiane sono sempre state di alto livello, comunque competitive, ma non sono mai state prese sul serio prima di tutto dai promoters nostrani, che invece hanno ritenuto più opportuno valorizzare chiunque arrivasse dal nord Europa. Ormai è inutile piangere sul latte versato, noi facciamo del nostro meglio per proporre del sano ed originale death metal alla Gory Blister, poi potrà piacere o no, ma chi acquista una copia di un nostro album, ci fa sempre i complimenti.
RAM: Parliamo della vostra ultima fatica “The Fifth Fury”, un disco molto riuscito che ho molto apprezzato. E’ un lavoro tecnico e d’impatto, come avete ottenuto il giusto equilibrio tra la tecnica e scrivere una canzone che non sia una serie di assoli?
Joe: Per ogni nostro album ci impegnamo a non ripetere quanto abbiamo gia’ fatto in precedenza, cercando di introdurre degli elementi di novita’ negli arrangiamenti e nel suono che contraddistinguano il nuovo album dai precedenti, senza snaturare la personalita’ della band, e senza uscire dai confini del Detah Metal tecnico. Quando iniziamo a scrivere i primi riffs di un nuovo album ci chiediamo cosa vogliamo da questo album. L’aspetto tecnico per noi è una certezza, di cui a volte abbiamo abusato in passato, mentre era dal punto di vista del mood dell’album che potevamo osare qualcosa. “The Fifth Fury” e’ pertanto la quinta evoluzione del nostro stile, per il quale abbiamo scelto un sound piu’ scuro e un riffing piu’ groovy con delle melodie dalle atmosfere sofferenti ed un cantato piu’ diretto; il fine ultimo era ottenere un album dal sound “In Your Face” ma nel contempo tecnico quanto basta, e dalle atmosfere riconoscibili. Speriamo di esserci riusciti.

03. Gory Blister - Artwork

RAM: Il titolo dell’album si può tradurre la “Quinta Furia”. Il riferimento è alla vostra quinta prova in studio o ci sono anche altre sfumature?
Joe: Come ho accennato all’inizio, in pochi avrebbero scommesso che partendo da Taranto avremmo pubblicato 5 album di livello internazionale e che saremmo stati ancora in attività vent’anni dopo. Volevamo un po’ celebrare questo evento. In effetti c’è poi il riferimento mitologico, nella misura in cui le Furie sarebbero dei personaggi in grado di ristabilire una sorta di giustizia divina “post-mortem”, per cui viene punito colui che ha avuto fortune immeritate, ma ricompensato colui che non ha ottenuto in vita quello che spettava. Ci vuoi vedere un qualche riferimento alla nostra carriera? Libero di farlo.

RAM:Una domanda che mi piace sempre molto fare in sede di intervista: qual è stata la canzone che vi ha messo più in difficoltà per portarla a termine? E quella che preferite del disco?
Joe: Ti dico subito “The Grey Machinery”; in realtà era una delle prime su cui cominciammo a lavorare, ma ben presto entrammo in un vicolo cieco e la accantonammo. Ci siamo ritornati più volte, ha cambiato titolo, è stata stravolta, recuperata, ma alla fine non siamo riusciti a togliercela di dosso! Sulla seconda questione ti posso rispondere a titolo personale. “Thresholds” è una canzone fantastica e si basa su un testo con riferimenti esoterici che ho dedicato a due amici che ho perso nel giro di una settimana in un maledetto gennaio (2013). Si tratta di Claudio Leo e Mauro Caporale. Claudio è stato fra le primissime persone che conobbi quando ci trasferimmo a Milano, mentre Mauro era un mio caro amico di Taranto. Lottava per fare il regista cinematografico, poi venne la depressione…

RAM: Come mai avete scelto di chiuder l’album in modo così particolare? Cosa rappresenta per voi l’inquietante “Heretic Infected”?
Joe: Un esperimento, come gli altri presenti sui precedenti album. Raff ha riarrangiato per orchestra “H.I.V.” da “Earth-Sick”. Ci sembrava l’ideale meditazione finale dopo il passaggio della quinta furia.

RAM: Nel disco alcuni passaggi mi hanno ricordato gli immortali Death di Chuck Schuldiner, in altre i Carcass. Voi che ne dite, sono una fonte d’ispirazione obbligata per chi suona un certo tipo di Metallo?
Joe: Di obbligato non ci deve essere nulla. Noi quei musicisti li abbiamo nel DNA, per cui è un’ispirazione spontanea.

RAM: A proposito di Carcass avete ascoltato il loro ultimo album? Vi è piaciuto?
Joe: Stupendo dal punto di vista tecnico, ma ascoltandolo più volte ti rendi conto che non aggiunge molto a quanto già detto dalla band. Tutto sommato però, è stato un graditissimo ritorno.

RAM: Vi piace il panorama Death Metal odierno? E come mai?
Joe: Purtroppo il metal moderno ha perso quella forza dirompente che rompeva ed allo stesso tempo spingeva più in là i confini della musica. Per una buona decina d’anni il metal andava contro il mercato mainstream. Oggi, il metal è mainstream. Tuttavia ci sono alcune bands che riescono a proporre il loro genere in totale autonomia stilistica e questo è un aspetto da salvare. I gruppi storici non possono fare altro che restare fedeli a se stessi, tanto ci sono le nuove generazioni di ragazzi che non conoscono i loro primi albums. Prendi gli At The Gates, per esempio. Il nuovo disco non è male, ma è ovvio che dal mio punto di vista non suona certo emozionante. Alcune songs sono ispirate, ma altre cercano di recuperare un’anima che il metal svedese ha perso da qualche anno (vedi Opeth). Insomma, il dilemma fra ripetersi all’infinito oppure snaturare la propria identità resta insoluto ed i risultati dipendono troppo dall’empatia del momento. Occorrerebbe recuperare quell’istinto sovversivo delle origini.

RAM: Per chiudere l’intervista, un giochino stronzo. Potreste descrivere con un singolo aggettivo ogni disco della vostra carriera? Se ne avete voglia potete anche motivare il perché avete scelto quel particolare aggettivo.

Art Bleeds – “primordiale “

"Era la prima volta che entravamo in uno studio davvero professionale ed abbiamo affrontato tutte le problematiche sul momento. Il risultato è stato un disco istintivo e sorprendente prima di tutto per noi. Inoltre avevamo mandato via il cantante (Dome) 3 settimane prima delle sessioni e Daniel ha contribuito quasi a nostra insaputa a dare al disco quell’influenza DEATH che ha attirato l’ettenzione di molti fans."

“Era la prima volta che entravamo in uno studio davvero professionale ed abbiamo affrontato tutte le problematiche sul momento. Il risultato è stato un disco istintivo e sorprendente prima di tutto per noi. Inoltre avevamo mandato via il cantante (Dome) 3 settimane prima delle sessioni e Daniel ha contribuito quasi a nostra insaputa a dare al disco quell’influenza “DEATH” che ha attirato l’ettenzione di molti fans.”

Skymorphosis – “apocalittico” 

stavolta siamo entrati "In studio memori delle precedenti esperienze. Così, abbiamo pensato, sbagliando, di poterci permettere di tutto. 14 tracce, un intro sinfonico, una piccola strumentale, una cover dei Death, un cantato sforzato… certo, alcuni brani come Black Canvas o Soul-slitters sono dei veri miracoli, ma la maturità era ancora là da venire."

“Stavolta siamo entrati in studio memori delle precedenti esperienze. Così, abbiamo pensato, sbagliando, di poterci permettere di tutto. 14 tracce, un intro sinfonico, una piccola strumentale, una cover dei Death, un cantato sforzato… certo, alcuni brani come Black Canvas o Soul-slitters sono dei veri miracoli, ma la maturità era ancora là da venire.”

Graveyard of Angels – “luminoso” 

"Il primo dei nostri album più ragionati. Un viaggio dal buio alla luce."

“Il primo dei nostri album più ragionati. Un viaggio dal buio alla luce.”

-Earth-Sick – “infetto” 

"In questo album abbiamo cercato delle contaminazioni, inserendo tastiere e melodie in modo da rendere il nostro death metal ancora più riconoscibile. Le soluzioni non sono sempre fluide, l’ascoltatore converrà che ogni canzone ha la sua identità. E poi, c’è Karl Sanders che canta due pezzi!"

“In questo album abbiamo cercato delle contaminazioni, inserendo tastiere e melodie in modo da rendere il nostro death metal ancora più riconoscibile. Le soluzioni non sono sempre fluide, l’ascoltatore converrà che ogni canzone ha la sua identità. E poi, c’è Karl Sanders che canta due pezzi!”

The Fifth Fury – “furioso” 

"Il giusto mix che raccoglie tutta la nostra esperienza e la nostra rabbia. "

“Il giusto mix che raccoglie tutta la nostra esperienza e la nostra rabbia. “

RAM: Vi andrebbe di salutare i lettori di R.A.M. per chiudere l’intervista?
Joe: un grazie di metallo rovente a tutti voi, lettori, ascoltatori, redattori. Supportate le vostre bands preferite e comprate almeno una copia fisica di un album o una t-shirt. Speriamo di vederci in occasione di una nostra esibizione live.

 

 

Assalto biondo! L’intervista a Diva Satanica dei Bloodhunter


I Bloodhunter sono la sorpresa proveniente dalla Spagna, il loro esordio ha catturato la mia attenzione con un album solido e d’impatto, grandi riff e voce micidiale della biondissima Diva Satanica. Mi ha concesso quest’intervista e la ringrazio moltissimo, prego dunque giovani, leggete e godetene tutti.

Oh, se volete rinfrescarvi la memoria o leggere per la prima volta la recensione del loro disco, cliccate qui.

NB: For the English version of this interview click here.

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RAM: Comincio col ringraziarti per avermi concesso quest’intervista, spero ti piaceranno le domande e se ne troverai qualcuna in po’ banale perdonami.

Diva Satanica(d’ora in poi DS): E’ un piacere, grazie per l’interessamento, è davvero apprezzato!

RAM: Prima di  tutto, cominciamo col presentare la band ai lettori di RAM. Qual è il percorso che ha portato alla vostra formazione, quando è stato formata la band, insomma una piccola storia del  gruppo prima del vostro esordio.

DS: I Bloodhunter sono un Extreme Metal band nata nelle terre Galiziane (Spagna) nel 2008 dalla mano dell’unico membro fondatore e principale compositore Fenris(ex-Shroud of Tears, ex-Yidorah). La formazione attuale si è stabilizzata nel tardo 2012, dopo alcuni cambiamenti e nel concept del gruppo. Alla batteria c’è Phoghett (Schwarzenegger, ex-Mongolica, ex-Brainwash…), al basso Éadrom (Ad Intra, ex-Athlos, ex Intestinal Infection) e poi mi sono unita io al gruppo. Abbiamo pubblicato il nostro demo all’inizio del 2013 intitolato “The First Insurrection”. Il nostro esordio autotitolato,  lo abbiamo registrato agli Ultrasound Studios di Braga (Portogallo), con Pedro Mendes e Daniel Cardoso come produttori(i quali hanno lavorato tra gli altri per Angelus Apatrida e i Noctem).

RAM:Il vostro esordio è una grande partenza e la musica che contiene è davvero gagliarda. Penso che la band possa fare ancora di meglio in futuro, che ne pensi? Magari è presto per parlarne, ma quanto dobbiamo aspettare per un nuovo album ?

DS: Cerchiamo sempre di fare del nostro meglio e vogliamo continuare a lavorare duro per il futuro. Sì, stiamo pensando al nostro prossimo album, una volta che la Caccia inizia, non puoi più fermarla!

RAM: Ho visto su Youtube il video della vostra prima esibizione in assoluto dal vivo. Sembra che abbiate lavorato duro in sala prove, la tua voce è impressionante, ma qualcosa nell’impatto delle chitarre non corrisponde a quanto fatto in studio. Mi spiego meglio, Fenris suona molto bene, è sicuramente un ottimo chitarrista ma non pensi che avrebbe bisogno di una mano sul palco, magari mentre fa un assolo?

DS: Quando pubblicammo il nostro primo demo avevamo un secondo chitarrista in formazione, ma purtroppo il nostro sound era peggiore di quello odierno, così abbiamo deciso di aspettare un altro po’ prima di innestare qualcun’altro con noi. Abbiamo tonnellate di melodie nella nostra musica, vorremmo portarle ai nostri fans nel modo più chiaro e pulito possibile.

RAM:Quali sono i temi, gli argomenti che ti danno ispirazione per i tuoi testi, ?

DS:Parliamo di Filosofia, Occultismo, Libertà…ma cerchiamo di usare questi temi in maniera metaforica. Parliamo anche di conflitti sociali, come una nuova generazione che deve sollevarsi contro questa situazione sociale.

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Tearing down the walls!!

RAM: Diva sei una grande cantante, ormai i lettori lo hanno capito, ma quali sono state le ragioni che ti hanno spinto a prendere in mano un microfono e ad urlarci dentro come un demone incazzato? E quali sono i cantanti che ti hanno ispirato maggiormente?

DS: Be’, sono solo una principiante…Ho lavorato duro per anni per raggiungere questa tecnica(il growl ndr). Ho cominciato come autodidatta, ma ho danneggiato la mia gola, così ho deciso di prendere qualche lezione per imparare come respirare in maniera appropriata e ho cominciato a cercare un nuovo suono per la voce. Non mi piace la mia voce pulita e il growl mi dà la possibilità di tirar fuori i miei sentimenti. Candice degli EHTS mi ha dato qualche idea all’inizio, ma Tristessa degli Astarte è la mia vera ispirazione.

RAM: Le band con una donna al microfono dividono il pubblico: qualcuno le ama(eccolo!) altri le odiano. Perchè ci dovrebbe essere secondo te una differenza nell’avere una ragazza come cantante se è brava e senza difetti quando lo fa? Questi che odiano per partito preso non potrebbero solo gustarsi la musica, ovviamente se buona, invece di dire cazzate?Avresti qualcosa da dire a questi “machos” dalle vedute corte?

DS: La sola idea che mi viene pensando a questa cosa è che sembra di vivere ancora nel Paleolitico…non capisco perchè se uno ascolta una band estrema con un cantante maschio deve automaticamente pensare che sia bravo, ma questo non vale per i gruppi con donne. Le persone sono più critiche verso di noi, forse la ragione è perchè siamo ancora troppo poche, ma probabilmente siamo migliori di molti altri!

RAM: Sei indubbiamente una ragazza molto sexy, consideri il tuo aspetto fisico un vantaggio per la band o no?

DS: In verità non mi considero affatto come una ragazza sexy, non mi importa del mio aspetto fisico nello stesso modo in cui non voglio essere giudicata per la mia tecnica vocale in quanto donna.

RAM:Il tuo pseudonimo è un chiaro riferimento alla canzone degli Arch Enemy “Diva Satanica”. Perchè lo hai scelto e quando?

DS: Diva Satanica è la mia canzone preferita di questo gruppo. Adoro i tempi in cui avevano Liiva dietro al microfono, le canzoni erano fantastiche. Penso che comunque sia un buon modo per mostrare le mie intenzioni e naturalmente, si adatta benissimo alle mie convinzioni.

RAM: A proposito di Arch Enemy, ti piace la loro nuova cantante Alissa White Gluz?

DS: Sono una grande fan dei “The Agonist”, ma li ho visti quattro anni fa e non ho avuto una buona esperienza. Probabilmente oggi lei è molto meglio, ma Angela ha fatto un ottimo lavoro in passato. Alissa ha una “guerra eterna” da combattere…he he!(chiaro riferimento a “War Eternal”, il titolo del suo esordio con gli Arch Enemy)

RAM:Abbiamo spesso detto che la tua voce è magnifica, davvero terrificante e brutale. Ma hai mai cantato con voce pulita o hai intenzione di provarci in futuro?

DS: Si come ti dicevo poco fa, ho preso lezioni di canto in passato. Quando ero più govane ho cominciato così, potevo passare ore a cantare di fronte ad uno specchio…hahaha! Ora come ora però, il cantato pulito non rientra nei miei piani, adoro il growl ed è l’unico modo con il quale esprimo la mia Arte adesso.

RAM: Volevo ringraziarti personalmente per aver apprezzato e condiviso su Facebook la mia recensione del vostro debutto, è stata una vera soddisfazione. Ma per curiosità, la recensione l’avete letta in Italiano o avete dovuto tradurla con lo sconclusionato Google Translate? No, perchè se così fosse immagino vi sareste crepati di risate con le sbilenche traduzioni che a volte caccia fuori. Oppure avete usato altri metodi, magari più affidabili, per leggerla?

DS: E’ davvero fico avere questo responso da tutte le persone che lavorano per spargere la voce su di noi. Scrivo per un magazine musicale anche io qui in Spagna e so che prende molto tempo cercare una band, ascoltare il loro materiale…apprezziamo davvero i tuoi sforzi. Bene, riguardo la domanda, amo imparare nuove lingue e posso parlare Spagnolo, Inglese e Francese, così ho provato a leggerla in Italiano e quando mi imbattevo in una parola che non capivo ho provato a cercare la traduzione, e sì, Google Translate è proprio come lo descrivi tu hahaha.

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Growler in stockings

RAM: Questa non è una domanda vera e propia ma un’inutile chiacchiericcio. La mia compagna è per metà spagnola, la madre proviene dalle Asturie, non ama il Metal estremo e quando le ho fatto sentire la tua voce non poteva credere che una ragazza potesse cantare così! Tanto per cazzeggiare, vorresti dirle qualcosa, anche in Spagnolo così vi capite solo fra voi…

DS: Io sono nata nel Nord Ovest della Spagna, molto vicino alle Asturie. La nostra regione si chiama Galizia e abbiamo un linguaggio tutto nostro, insomma sembra una piccola Babele. Comunque, dille che mi piacerebbe andarci nelle Asturie, incontrarla, sarebbe fantastico se potesse prepararci qualche “fabes” hahaha! (i fabes sono dei fagioli tipici della regione Asturiana, con i quali si preparano dei piatti che rivaleggiano con i mitici “fagioli alla scoreggiona”, come ad esempio, la “Fabada”)

RAM: Siamo alla fine di quest’intervistona, se vuoi manda un messaggio anche ai lettori di RAM.

DS: Grazie mille per il vostro supporto e restate sintonizzati per le novità in casa Bloodhunter! Spero di vedervi tutti sotto il palco molto presto! \m/

 

 

 

 

Intervista agli Eyeconoclast


Eyeconoclast Logo

Un rumore insopportabile, uno stridore acuto e metallico giunge alle tue orecchie…non capisci cosa sia. Poi un frastuono sordo, come di un terremoto e tra la polvere di lontani palazzi che crollano scorgi un esercito di robot. Si dirigono verso di te, distruggendo e calpestando tutto, uccidendo a colpi di laser e pugni gli abitanti inermi. Giganteschi, corazzati ed incazzati robottoni  li polverizzano insieme alle macerie, irrorando di sangue la polvere. Stanno arrivando, l’unica speranza sono loro…gli Eyeconoclast!! Ed eccoli arrivare, forti e potenti, pronti a domare i robottoni, a distruggerli per la salvezza di tutti.

Ma quel rumore sferragliante ed insopportabile continua, acuto. Sempre più fastidioso, sempre più vicino. Ma ecco che gli Eyeconoclast sono pronti a fronteggiare le prime avanguardie dell’esercito di Robot, quando improvvisamente…

Apri gli occhi e senti ancora quel maledetto rumore. E’ l’operaio che sta ristrutturando la casa di fronte. Fanculo lui e la sua sega elettrica, una delle peggiori sveglie del mondo.

Sogni da digestione difficile e rumori molesti a parte, se aveste voglia di assaporare degli “sganassoni ai robottoni” c’è l’ottimo  “Drones of the Awakening”, ultimo disco degli Eyeconoclast del quale trovare la recensione su RAM.

Eyeconoclast_PromoX

 

E ora daje con l’intervista:

Gli Eyeconoclast giungono al secondo disco dopo un lungo lasso di tempo dal primo. Come mai? Già che ci siete raccontateci un po’ le vostre origini…e l’origine del vostro nome soprattutto. Mi interessa moltissimo…
Alessio: la band è nata agli inizi del 2003, all’epoca la situazione era molto diversa, meno inflazionata rispetto ad ora (anche perchè non c’era neanche myspace con il flood di band inutili che ha generato). I primi mesi della band sono stati all’insegna dei cambi di lineup, ma successivamente siamo riusciti a stabilizzarci. Si provava nel mio garage, e il nostro primo “demo” è stato registrato con un 4 piste (e mixato a casa mia). La scelta del nome della band è avvolta dal mistero e dalla puzza di vomito e birra.. la scena è stata più o meno questa (Carlos è il nostro vecchio cantante):

–          Alessio: “Dobbiamo trovare un nome per la band!”

–          Carlos: “Eyeconoclast”

–          Alessio: “Iconoclast? Ma che schifo è?”

–          Carlos “no, scritto EYEconoclast”

–          Alessio: “BELLISSIMO! Preso.”

Paolo: I cambi di line-up ci sono stati anche tra il primo e il secondo disco e alla fine è quello il motivo principale che ha fatto passare così tanto tempo tra l’uno e l’altro.  Prima sono arrivato io, abbiamo fatto uscire un EP a fini promozionali che c’ha fatto guadagnare il contratto con Prosthetic e poco prima delle registrazioni è entrato  Giuseppe.

Come descrivereste il vostro nuovo disco dovendo evitare le seguenti frasi:”è il nostro miglior disco”, “descrive perfettamente la band in questo momento”?

Paolo: Veloce, tagliente, Metal al 100%.. e c’ha i robottoni in copertina!

Quanto è gagliardo essere pubblicati dalla Prosthetic?

Paolo: Mmm.. Non lo so.. dici che funziona con le ragazze?

Quale è stata la canzone di “Drones…” più difficile da completare, quella che vi ha fatto litigare di più tra voi? E quella che preferite?

Paolo: Abbiamo discusso un po’ su “Proclaiming..”, ma è “Obsolesced” quella che sicuramente ha subito maggiori cambiamenti, rispetto alla sua prima versione è praticamente irriconoscibile. Quella che preferisco? Credo sia “Dawn of the Promethean Artilect”, ma se chiedi agli altri ognuno te ne dirà una diversa, succede così anche tra i fan e i recensori.. penso sia una buona cosa, vuol dire che non ci sono filler.

Giuseppe: per quanto riguarda la parte vocale, tutte le canzoni sono state molto difficili, e creare delle linee vocali all’altezza della parte musicale è stato un vero casino. Probabilmente “Dawn ..”  mi ha dato più filo da torcere e per riprodurla alla perfezione live devo stare molto attento a dosare il fiato.E’ difficile dire quale sia la mia preferita, se la giocano “Mother Genocidal Machine”, “Hallucinating in Genetic Disarray” e “Anoxic Waters”.

Eyeconoclast-Drones-of-the-Awakening

Il voler andare a seicento all’ora e spaccare tutto sempre e comunque a volte non paga e molti gruppi si ritrovano con dei dischi mattone che stancano dopo pochi ascolti. Come avete fatto a spaccare tutto senza annoiare mai?

Paolo: Il disco mattone annoia perché è composto male, che sia veloce o lento non fa tanta differenza. Quello che ci interessa è fare delle canzoni che abbiano un filo logico, non dei riff attaccati l’uno all’altro e sparati a 300 bpm.

Mi è piaciuta molto anche la copertina, aspetto da sempre cruciale che viene ciccato troppo spesso. A caldo, quale copertina brutta di un disco che amate vi viene in mente?

Paolo: Ozzy ha una lunga tradizione di copertine imbarazzanti (mi viene in mente “Diary of a Madman”) e anche la copertina di “Hell is Here” dei The Crown è bruttina, però si rifanno a quell’immaginario fomentoso-heavy metal-anni ’80 e alla fine sono belle a modo loro. Invece “Satanica” dei Behemoth è un puro sfoggio di egocentrismo brutto, peccato perché il disco m’è sempre piaciuto parecchio.

Che ne pensate della situazione attuale del music business? Troppe band? Troppa pirateria? Dite la vostra…

Paolo: Troppo Youtube. Troppa roba a portata di mano. Manca la voglia di ascoltare un cd per intero.. non voglio fare il nostalgico del cd, come quello delle cassette e dei vinili, ma forse lo sono. Il problema principale di tutto quest’ammasso informe di musica è la perdita di un ascolto critico da parte del pubblico metal e la conseguente POPizzazione della proposta musicale che punta a fare singoli dall’ascolto facile.

Quali sono le band che vi piacciono di più oggi? E quale considerate più patetiche?

Paolo: Mi è piaciuto molto l’ultimo dei Darkthrone, vorrei nominarti anche i Satyricon ma l’ultimo album m’ha lasciato indifferente e anche il nuovo non lascia promettere bene. Per quelle patetiche è semplice. Potrei dirti la solita lista dei vari Metallica, Sepultura,.. che continuano solo per soldi e bla bla bla.. invece no, le più patetiche sono quelle che vivono il sogno della rockstar da provincia, tirano avanti qualche anno facendo roba brutta ma secondo loro innovativa e finiscono per sciogliersi e riciclarsi in qualche tribute band. Non ce n’è bisogno di nominarne una, è una realtà generalizzata su tutto il territorio italiano.

Secondo voi perché non si può parlare di “scena Death Metal” in Italia nonostante il florilegio di gruppi che conquistano traguardi importanti? Oppure si può?

Paolo: La verità sta nel mezzo. Se siamo qua a domandarci se esiste o meno di certo non si è imposta, sta di fatto che ci sono i gruppi, c’è la qualità e le case discografiche hanno deciso di investirci. Vediamo un po’ come si evolve la cosa.

Farete delle date di supporto al disco oppure vi prodigherete per scriverne un altro subito?

Paolo: In contemporanea all’uscita del disco siamo stati in Europa di spalla a Cryptopsy/Cattle Decapitation/Decrepit Birth, abbiamo fatto un po’ di date in Italia e cercheremo di farne altre nei prossimi mesi. Certo, dipende dalle occasioni, tieni conto che ora che ti sto scrivendo mi hanno appena comunicato che una serata a Macerata è stata annullata perché il proprietario del locale ha la cacarella (true story)… Per l’uscita del nuovo ci stiamo lavorando, ci sono degli abbozzi e speriamo di entrare in studio prima possibile, senza passare attraverso infiniti eoni dove anche la morte può morire (cit.).

Siete di Roma, siamo vicinissimi visto che abito in provincia, se doveste descriverla ad un vostro fan straniero con un breve testo come gliela descrivereste? Io per esempio la descriverei come una città abusata, poco rispettata e sempre più invivibile.

Alessio: non sapevo cosa  rispondere e ho copiaincollato una risposta da yahoo answers, va bene lo stesso vero? “io ci vivo e devo dire che è FANTASTICA!!!! è piena di belle cose da vedere di certo la nn ti puoi stancare se ti piace l’archeologia o la storia puoi andare a vedere i musei, le chiese, il colonnato, il colosseo, l’ara pacis ecc…..oppure se ti piace lo shopping in via del corso oppure in via cola di rienzo ci sono dei bellissimi negozi..poi hanno aperto un bellissimo cinema in 4D al centro che è da provare….”

Paolo: Un breve testo è troppo impegnativo e renderebbe poco l’idea.. piuttosto gli mando una compilation con le più belle battute di Mario Brega sottotitolate.

Un romano celebre a cui vi sentite più legati?

Paolo: Credo che Alessio sia legato alla Sora Lella, c’ha pure un poster al bagno. Io invece preferisco Monicelli, adoro i suoi film e ovviamente c’ho un suo poster al bagno.

Io al bagno avrei optato per un poster di Michael Bay, in quanto lassativo naturale ma va be’…salutate i lettori di Rude Awake Metal come volete.

Paolo: Possiamo fare una chiusura in stile black metal del tempi d’oro? Si?

Allora scaricate pure i nostri album tanto noi scopriremo il vostro IP, daremo fuoco ai vostri villaggi, stupreremo le vostre donne e i vostri animali domestici (porcospini esclusi).

FOAD!